La ricetta del Piceno per mettersi alle spalle definitivamente la crisi. Imprese innovative e “alternative”. Artigianato e piccole aziende della nostra provincia “cambiano pelle” per adeguarsi alle nuove esigenze del mercato. E’ uno dei dati più significativi e interessanti che emergono dallo studio che la Cna di Ascoli ha compiuto – con i dati elaborati dal Centro studi della Cna regionale delle Marche – sui più importanti indicatori dell’economia, del lavoro e della produzione nel Piceno in questo 2017. Il saldo delle imprese (fra nuove aperture e cessazione) nel 2017 è stato positivo anche se di poco (più 0,2 per cento). Negatività, invece, per l’erogazione di prestiti alle imprese da parte delle banche: meno 3,3 per cento da dicembre 2015 a giugno 2017.
IL TASSO DI CRESCITA DELLE IMPRESE “ALTERNATIVE” E’ STATO DEL 21,9 PER CENTO. Come rileva il Centro studi regionale della Cna, un’ampia parte delle nuove imprese risultano dunque “imprese non classificate” nei registri della Camera di Commercio. Proprio l’ampiezza del numero delle imprese ancora non classificate evidenzia un aspetto importante. Ovvero che le nuove imprese che si immettono in attività non sono facilmente riconducibili ai settori tradizionali, manifatturieri o del terziario. E questo perché si avviano a operare secondo modalità innovative e non facilmente collocabili. Talora nascono per operare in ambiti misti, a cavallo tra settori differenti, con attività che possono ricadere in più di un settore dei servizi oppure in attività manifatturiere e di servizio contemporaneamente. Ciò avviene, ad esempio, quando – nell’ottica di valorizzare al massimo un proprio prodotto – se ne realizza anche la manutenzione o l’assistenza nelle riparazioni. “Innovazione, formazione e ricerche di mercato attente e capillari – è il commento di Luigi Passaretti, presidente territoriale delle Cna di Ascoli Piceno – cominciano a fare la differenza anche nel nostro territorio. L’azione di consulenza e di guida che da anni come Cna stiamo portando avanti si conferma una strada virtuosa, come testimoniano le decine di corsi di formazione e di aggiornamenti che ogni anno proponiamo ai nostri imprenditori e ai loro dipendenti”.
IL SALDO DELLE IMPRESE NEL 2017 TORNA “TIMIDAMENTE” POSITIVO. I saldi negativi che si evidenziano tra iscrizioni e cessazioni per settori come il commercio (-95), le manifatture (-49), l’agricoltura (-48) e le costruzioni (-34), paragonati ai saldi positivi di alcune attività di servizio (Servizi di informazione e comunicazione: +11; Attività professionali, scientifiche e tecniche: +9), suonano già a conferma di quanto osservato per la dinamica delle imprese attive. Ovvero, cresce il numero di imprese del terziario avanzato e di quelle che diversificano linee di produzione e prodotti. E tale crescita riesce a compensare il calo delle attività più tradizionali, portando per il 2017 il tasso di crescita in positivo, anche se solo dello 0,2 per cento. Con 1.008 nuove imprese registrate a fronte di 967 cessate. Record positivo per le imprese “non classificate” che erano che, dal 2016 al 2017 sono cresciute di 351 unità. Record ancora negativo, purtroppo, per il commercio (meno 95 unità produttive) e per la manifattura (meno 49 unità produttive). “Manifattura e terziario, avanzato e innovativo, sono le direttrici per il futuro – aggiunge Francesco Balloni, direttore generale della Cna territoriale Picena – e i dati lo confermano. In positivo per le imprese innovati che pongono la nostra provincia in una posizione di leadership non solo nella regione ma anche a livello nazione. Come Cna, per il 2018, ancora massimo impegno per quei comparti che ancora sono in affanno. Con particolare riferimento al manifatturiero che ancora non ha trovato una strada nuova e competitiva e al commercio che sempre più, insieme a tutti i servizi di accoglienza e all’agroalimentare, hanno bisogno di una nuova e più incisiva governance che sappia promuovere i prodotti tipici e il turismo nel suo complesso”.
PREMIATO IL “VALORE AGGIUNTO” CHE L’IMPRESA E’ IN GRADO DI OFFRIRE SUL MERCATO. Se si considerano le variazioni percentuali più intense per singolo settore, si vede come il tessuto di imprese del terziario sia cresciuto soprattutto per effetto dell’aumento di imprese nei servizi a più elevato contenuto di conoscenze. Servizi di informazione e comunicazione (+21 imprese pari al +4,2%), Attività professionali, scientifiche e tecniche (+24 imprese, pari al +3,5%), Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+20 imprese pari al +4,9%). Le diminuzioni di imprese attive più intense hanno, invece, caratterizzato l’agricoltura (-38 imprese pari al -1,0%) e l’istruzione (-5,5%) e la Sanità e assistenza sociale (-2,6%). In sintesi, si può affermare che l’aria di ripresa economica che si è diffusa nell’intero Paese nel corso dell’anno, nella provincia si è avvertita in termini di ispessimento del tessuto di imprese attive soprattutto nel terziario meno tradizionale. Tra le principali attività manifatturiere per numerosità di imprese, si registrano diminuzioni di aziende attive, notevoli in termini percentuali, soprattutto per l’abbigliamento e il settore pelli cuoio e calzature, per i settori della carta e stampa, per le produzioni di mobili e le restanti attività manifatturiere. In crescita, invece, risultano le imprese attive nel tessile, nelle produzioni chimiche, nella riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e impianti.
IL CREDITO SEMPRE PIU’ ORIENTATO A FORME DI FINANZIAMENTO DIRETTO. “Il quadro generale resta difficile – è la valutazione di Massimo Capriotti, direttore di Ascoli Piceno di Fidimpresa Marche – in quanto i dati aggiornati a settembre della Banca d’Italia indicano un ulteriore calo dei finanziamenti alle imprese dell’1,1 per cento. Per contro crescono i finanziamenti alle famiglie e la nostra provincia registra una particolare vocazione al risparmio con una media procapite di 15mila Euro di risparmi depositati. La crisi, dunque, resta ma il territorio fatto di piccole imprese spesso a conduzione familiare, resiste. Ovvero, resiste l’impresa tanto quanto resiste la famiglia che in molti casi sono praticamente la stessa cosa. La rigidità del sistema bancario non è ancora in grado di cogliere questo valore per l’ingabbiamento su parametri del tutto asettici. E qui l’azione di un confidi come Fidimpresa Marche diventa determinante: in pochi mesi di nuovo regime abbiamo infatti erogato oltre cento finanziamenti a imprese nostre associate. E lo abbiamo fatto senza dubbio valutando attentamente l’azienda e i suoi piani industriali. Ma senza dimenticare la storia dell’azienda stessa, la sua provata capacità di essere sul mercato, la sua solidità che non si può misurare solo in termini quantitativi ma anche di serietà e onestà. E questi ultimi parametri si possono valutare solo grazie a una conoscenza diretta, ruolo che, a differenza del passato, anche gli istituti di credito più radicati sul territorio, oggi hanno difficoltà a svolgere”.
GLI EFFETTI DEL TERREMOTO SUL TURISMO. Secondo la Banca d’Italia nelle Marche i flussi turistici hanno risentito degli effetti degli eventi sismici che hanno colpito una vasta porzione del territorio regionale nella seconda parte del 2016. In base ai dati dell’Osservatorio regionale del turismo della Regione Marche, nei primi sei mesi del 2017 il numero di turisti ospitati nelle strutture ricettive è sceso di 144 mila unità rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (meno 15 per cento). La riduzione dei flussi si è concentrata nelle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata (quelle maggiormente colpite dal terremoto) e ha interessato sia la componente nazionale sia quella degli stranieri.