Con una solenne concelebrazione, presieduta da S.Ecc.za Mons. Giovanni D’Ercole, é stata riaperta al pubblico, sabato 22 dicembre alle ore, la Chiesa di San Bernardino nel Capoluogo – Balzo di Montegallo, chiusa al culto da diversi anni, che è stata oggetto di un importante intervento di restauro e risanamento conservativo con miglioramento sismico.

La Chiesa di San Bernardino la cui costruzione è stata avviata tra il 1639 ed il 1640 dopo l’abbandono dell’antica località di “Monte Santa Maria in Gallo”, antico centro amministrativo del comprensorio montegallese, a quel tempo già abbandonato per una posizione più agevole e solida, data la sua propensione ai dissesti idrogeologici.

Con la vendita delle antiche campane rotte delle Chiese di Santa Maria della Piazza e di Sant’Antonio per 360 scudi fu avviata la Costruzione della Chiesa di San Bernardino.

Il portale di fattezza precedente per l’analogia con altri simili, ma datati, presenti nell’ambito del territorio, risale al ‘400 e molto probabilmente, proviene dall’antico borgo di Monte Santa Maria in Gallo.

La Chiesa, all’epoca della chiusura al culto, presentava un elevato stato di degrado e grazie alla sinergia ed agli sforzi della Regione Marche, della Conferenza Episcopale Italiana ed alla Diocesi di Ascoli Piceno oggi è possibile riaprire al culto la prima Chiesa a servizio dei fedeli per la comunità montegallese, profondamente colpita dal sisma dell’agosto 2016.

I lavori hanno previsto un profondo consolidamento della struttura muraria mediante uno smontaggio controllato e successiva ricostruzione, facendo particolarmente cura alla tessitura muraria originaria.

All’interno della muratura è stata inserita una cordolatura in acciaio ed inoltre è stato effettuato il completo rifacimento della copertura, con l’inserimento di nuove tirantature e chiodature in acciaio inossidabile.

Il restauro ha riguardato ogni elemento della Chiesa dal rifacimento della pavimentazione fino all’impiantistica.

Le opere di restauro sono state eseguite dall’impresa Pignoloni Franco di Roccafluvione su progetto a firma dell’ing. Mario D’Emidio, l’arch. Emilio Patalocchi e dal geom. Piernicola Salvi di Ascoli Piceno e seguiti dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

I progettisti ed il Direttore del lavori hanno usufruito della grande competenza in materia di beni culturali di Don Elio Nevigari, responsabile, attualmente dell’ufficio Beni Culturali della Diocesi di Ascoli Piceno.