“Crediamo che la polemica sui progetti di ciclovie approvati dalla Regione Marche stia colpendo l’obiettivo sbagliato. Meritano invece un confronto gli obiettivi che questi progetti perseguono, i contenuti e le modalità di realizzazione nell’interesse delle comunità dell’Appennino”. Questo è il commento di Legambiente in merito al dibattito sugli investimenti finalizzati alla realizzazione di percorsi ciclabili in area sisma.
I due progetti in questione fanno parte della rete di ciclovie programmate su tutto il territorio marchigiano che la Regione ha individuato come obiettivo strategico, già prima del terremoto, allo scopo di ripensare un modello di mobilità dolce e di sviluppo durevole. Non si tratta di semplici piste ciclabili ma itinerari, con percorsi ciclabili e ciclopedonali inseriti in aree vaste, interconnessi con l’arteria adriatica, la Ciclovia nazionale Adriatica, e con il sistema di trasporto pubblico locale. Quindi rappresentano un’infrastruttura leggera ad alto valore sociale, ambientale e turistico.
“Siamo convinti che i percorsi cicloturistici abbiano una grande capacità di creare reti virtuose e rendere il nostro territorio più innovativo e competitivo – continua Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche –. Il settore del bike tourism è ormai affermato e attrae turisti italiani e stranieri sempre più attenti all’ambiente e alla sua sana valorizzazione. Questi progetti permettono a comuni, aree protette, unioni montane, associazioni, comitati, gestori di strutture ricettive di lavorare insieme per migliorare la qualità della vita dei luoghi interessati, creare nuovi posti di lavoro, stimolare nuova imprenditoria, valorizzare e promuovere i prodotti tipici, le bellezze storico-culturali-naturali, qualificare e innovare il settore della ricezione turistica diffusi lungo tutto il tragitto. Ma per ottenere questo è necessario aprire un confronto con il territorio e le comunità locali, affinché il dibattito sul progetto diventi anche un’occasione di discussione sul futuro dell’Appennino e delle aree colpite dal sisma.
Ci appelliamo alle Istituzioni affinché si cambi metodo, non ci si accontenti della sola concertazione fra le parti sociali per definire il futuro sviluppo dell’Appennino e che venga fatto il tutto nella massima trasparenza. La fiducia e la speranza dei cittadini e delle comunità sono fondamentali per vincere insieme la sfida della ricostruzione. Alla Regione chiediamo di aprire un confronto e di essere disponibile a rimodulare gli interventi favorendo prioritariamente le aree più colpite dal sisma. Per portare avanti il progetto ambizioso di rete ciclabile c’è bisogno di partire con il piede giusto”.
Legambiente ha da sempre sostenuto questa prospettiva progettuale e questo metodo di confronto con le comunità locali. Infatti da anni l’Associazione è impegnata sulla ciclovia della Vallesina e sul percorso turistico Girovallando lungo la Valdaso e proprio nei mesi scorsi, grazie al contributo di Vivilitalia, si sono svolti ad Amandola e Genga/Fabriano due corsi di formazione per promuovere un turismo ad alta qualità ambientale.
“Ci appelliamo a tutta la comunità affinché questo intenso dibattito dei giorni scorsi non sia sterile ma aiuti a far maturare percorsi virtuosi e a generare speranza per il futuro. Siamo convinti che non bastino questi progetti per risolvere i tanti e gravi problemi dell’Appennino colpito dallo spopolamento e dal sisma, ma siamo altrettanto convinti che rappresentino un pezzo della ripartenza che risponde all’idea di sviluppo più utile e lungimirante per far rinascere l’Appennino” – conclude Pulcini.