Dopo il lungo stop, iniziato a metà agosto, la marineria di San Benedetto lunedì ha ripreso le operazioni di pesca.
Una ripresa attesa e sottolineata dalla presenza del sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo, della comandante della Capitaneria di Porto Alessandra Di Maglio e del Vescovo Gianpiero Palmieri, accompagnato da don Giuseppe Giudici.
Un settore, quello ittico, che sta vivendo un periodo difficile, aggravato da un fermo pesca fortemente criticato da tutti gli operatori, soprattutto alla luce delle soluzioni trovate da paesi come la Croazia.
«L’esempio più lampante è quello della Croazia – spiega Pietro Ricci, presidente dell’Organizzazione Produttori del porto di San Benedetto – dove hanno chiuso delle zone di pesca in cui hanno trovato del novellame. Invece, da noi, facciamo l’esatto contrario: fermiamo le imprese per 45 giorni, senza alcuna sovvenzione. Si tratta di un sistema che penalizza molto le imprese, ma non dà alcun beneficio al mare. Non lo dico io, ma la scienza».
Inoltre, il settore ittico quest’anno ha dovuto affrontare anche il problema delle mucillagini, che ha reso molto più gravoso ed oneroso il lavoro.
«L’ultimo mese di pesca prima del fermo – aggiunge Ricci – abbiamo avuto il problema delle mucillagini, che ha creato diversi problemi ai motori e non solo. Infatti, abbiamo rischiato veramente tanto a trascinare le reti appesantite dalla mucillagine, con uno sforzo aggiuntivo per tutta l’attrezzatura e un maggior consumo di gasolio. Abbiamo chiesto al governo di poter spostare quelle due settimane che hanno aggiunto al fermo pesca, ma purtroppo la proposta non ha avuto seguito».