«Dodici milioni di euro sono un’occasione importante, che necessita di progetti supportati da studi preliminari attenti».

Il Gruppo Regionale delle Marche del Club Alpino Italiano, le Sezioni CAI di Ascoli Piceno e Teramo, Italia Nostra e Legambiente hanno espresso forti preoccupazioni in merito all’investimento di 12 milioni di euro da parte del Consorzio Turistico dei Monti Gemelli “CO.TU.GE” per un nuovo impianto di risalita tra San Giacomo e Monte Piselli.

Le criticità evidenziate dalle associazioni riguardano la mancanza di una visione strategica di insieme che leghi questo investimento a un programma di sviluppo dell’area, come pure di uno studio che ne dimostri la sostenibilità economica sul lungo termine. Il progetto, proseguono le associazioni firmatarie, non tiene conto della mancanza di innevamento indotta dai cambiamenti climatici. Manca, inoltre, la valutazione di soluzioni alternative, come invece previsto dal nuovo codice degli appalti. Non ultimo, un ulteriore impianto comprometterebbe il turismo lento storicamente presente in zona.

«Va bene destagionalizzare – spiega Marcello Nardoni, delegato di CAI Ascoli – ma tutto va fatto all’interno di un progetto. Se decido di tenere aperto l’impianto tutto l’anno, devo pensare agli utenti. Se, per esempio, vogliamo attrarre le famiglie, è necessario creare dei punti di attrazione. La carenza maggiore che vediamo è proprio una mancanza di pianificazione».

Altra criticità è la strada delle Tre Caciare, minimamente praticabile. «Certamente è un elemento critico – aggiunge Nardoni – se, come credo, l’obiettivo di tutti è valorizzare la nostra montagna, va migliorato anche il collegamento tra San Giacomo e l’intermedia, ma siamo certi che la telecabina non sia la soluzione».

Le associazioni auspicano una maggiore partecipazione delle comunità nella pianificazione delle azioni di sviluppo (come fu per il progetto partecipato “Nuova Montagna dei Fiori) e alla valorizzazione delle strutture esistenti, fra cui l’eccellente campetto didattico di monte Piselli e il rifugio Pizi, a tutt’oggi chiuso.

«Da sempre ci occupiamo della nostra montagna – spiega Gaetano Rinaldi di Italia Nostra – e tempo fa elaborammo un progetto, con tutte le realtà sensibili del territorio, per valorizzare in maniera sistemica la montagna dei Fiori, il cui responsabile fu l’ing. Stefano Odoardi. Il progetto “Nuova Montagna dei Fiori”, molto articolato, avrebbe valorizzato non solo l’aspetto sciistico, ma anche quello botanico, paesaggistico, delle produzioni di nicchia, del turismo lento ecc. In realtà, di questa proposta, non si è mai tenuto conto. È fondamentale, per valorizzare la montagna, non procedere per interventi episodici, ma intervenire in maniera sistemica».