Nel Piceno l’occupazione cresce, e lo fa all’interno di mondo del lavoro totalmente cambiato, caratterizzato da un aumento dei contratti precari e “poveri” e da una situazione economica sempre più difficile, a causa di un contesto internazionale instabile e del cambiamento climatico, che si sta abbattendo in tutti i territori.
I dati relativi all’occupazione nel Piceno si attestano sulle 62.347 unità, con un aumento di occupati di circa tremila unità, corrispondenti a poco più di mille femmine e poco più di 1.300 maschi.
Occupazione femminile
Per quel che riguarda l’occupazione femminile, si evince quanto ancora sia grande la discrepanza relativa alla presenza nel mondo di lavoro tra uomini e donne, con circa 33.500 gli occupati maschi contro le 28mila ottocento femmine. Al contempo, è evidente che la volontà delle donne essere presenti nel mondo del lavoro si riesce a concretizzare spesso dopo i 45 anni, quando cioè il carico lavorativo casalingo legato ai figli si riduce. Infatti, guardando le tabelle, la parte del leone la fa proprio la casella corrispondente alla fascia d’età 45-54, dove le occupate nel 2024 salgono a 8.523, contro le 8.200 del 2023. Un aumento che può dirsi costante negli ultimi anni.
«È cambiato il mondo del lavoro – chiarisce Maria Teresa Ferretti – sotto diversi aspetti. In primo luogo, noi eravamo abituati in passato ad aiutare i lavoratori nella ricerca del lavoro. Ora, invece, abbiamo i datori di lavoro che cercano professionalità da impiegare nelle proprie aziende. Inoltre, è vero che l’occupazione cresce, ma soprattutto nei contratti a chiamata e determinati, in quanto il contesto, caratterizzato da una grande incertezza, spesso non mette gli imprenditori nelle condizioni di fare assunzioni a tempo indeterminato. Infine, l’occupazione cresce da parte delle donne, ma di un’età superiore a 45 anni; le donne tra i 15 e i 44 anni non aumentano nel mondo del lavoro. Siamo ancora di fronte all’esclusione a priori dal mondo del lavoro delle donne giovani».
Dove va l’occupazione
Parlando di avviamenti al lavoro, il Settore Servizi per l’Impiego e Politiche del Lavoro della regione Marche fa sapere che nel 2024 sono stati in tutto 44.840, prevalentemente nelle attività legate all’alloggio e la ristorazione (11.239), in quelle riguardanti l’intrattenimento (4.668), il settore agricolo e della pesca (3.256) e della manifattura (3.175) e poi a seguire istruzione (2.983), costruzioni (1.934), servizi di informazione e comunicazione (1.520) e trasporto e magazzinaggio (1.267).
Al di là dei settori all’interno di quali sono partiti i nuovi impieghi, interessante capire che la stragrande parte dei contratti siglati sono a tempo determinato (29.871 su 44.840), lavoro intermittente (6,615) e solo 3.230 a tempo indeterminato.
Il nodo retribuzioni
Da sottolineare, infine, come le retribuzioni nel Piceno siano le più basse di tutta la regione: 17.962 euro annui è la retribuzione media, rispetto a quella di 19.241 nella regione Marche.
«Siamo un territorio che vive questa problematica delle retribuzioni – spiega Ferretti – soprattutto nei settori del turismo, della ristorazione, dell’assistenza sociale… dove le donne sono più coinvolte. In questi settori, sono più spiccati contratti collettivi nazionali da parte di sindacati che noi chiamiamo “pirata”, che siglano accordi con un costo del lavoro molto al ribasso: è il fenomeno del “dumping” contrattuale. Proprio in questi giorni, abbiamo costruito la piattaforma “Piceno 20 – 30”, proprio per lavorare più fortemente per combattere questo fenomeno».
Il lato delle imprese
Dal lato delle imprese, si evidenziano alcune problematiche come la difficoltà di reperire professionalità, specializzate e non, con un problema ancora profondo di incontro tra domanda e offerta di lavoro, e quella del costo del lavoro, gravato da una tassazione molto pesante, reso più grave dalla posizione di confine che caratterizza al Piceno, a due passi dall’Abruzzo, regione che gode dei benefici fiscali tipici del sud Italia.
Specifico del mondo agricolo il problema di trovare personale tout court e di affrontare il nodo del ricambio generazionale, che sta andando a rilento, accanto alla necessità di aprirsi all’innovazione per affrontare i problemi derivanti dai cambiamenti climatici.